Stanze
Aggiornamento: 29 gen

Le stanze sono sature, non ho mai creduto che un comodino, una sedia, una scrivania “pesanti come un colpo” (perdono); che un istinto, lì, sulla soglia, potesse spaventare il respiro; un peso sul petto si alza e s’abbassa fermo,
abituato; i giorni si sdraiano l’uno sull’altro, non ho mai creduto nella pienezza e ora è tutto pieno, il conoscersi capirsi, cercarsi
è un ricordo dei giorni vuoti. La leggerezza se l’è portata La primavera Che nulla esiste se non lo vedi, filosofia spicciola di giorni chiusi; Il pensiero pesa ogni ora, c’era prima così tanto tempo per pensare? C’era, nelle ore piene e vuote, così tanto tempo Per incastrare ieri ed oggi, mentre il domani si perde nella vita al secondo, vita al minuto.
Le stanze sono sature, scorre nell’aria una paura,
di cominciare nel profondo bisogno di correre, si scopre l’Io. Era qui, lì, ad un passo, un metro dal tuo desiderio, ad un centimetro; c’era già il tempo per capire, immaginare, mentre avere tempo ci rende di nuovo quotidiani, non c'entrava la possibilità, non era tutto giusto, ma uscire era fuggire, il male è dentro l’anima quella è sempre a porte aperte.
Forse serviva ritrovarsi soli, guardarsi, trovarsi malati, provare a guarirsi cercando di fare, fare, fare, per poter fuggire da sé. Il peso sul petto si muove: Non ho creduto in nulla Ho creduto in tutto Ora non credo Che se non credo Non esisto E se non esisto In cosa credo? Le stanze sono sature di pensieri, è questo, sarà questo, ho fatto bene, le mie scelte, io, e poi il mondo hanno scelto, ero coraggioso, sono confuso, ho il diritto, il dovere, la possibilità, io ho fatto abbastanza? Le stanze sono sature I giorni si piegano l’uno sull’altro
Come rughe.
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