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Rincorsa

Aggiornamento: 29 gen

A questo anno spaventato

Non c’è più nulla da rincorrere

Ora;

posso andare a passo leggero

dietro i giorni

senza affanni.

Non odo e non sento sulle labbra

l ‘odore della rugiada che se ne va col mezzogiorno,

e i prati, di boscose cime, sembrano circondarsi,

mentre le ore si sorvegliano.

C’è nell’aria

paura

che torni il mattino,

quando è ormai sera.

Sono volati gli uccelli, a nord,

li ho scoperti a tubare là

nei giardini nascosti,

tra le viole, e i giacinti,

e le rughe impervie che ti comparivano sul viso

e, Dio, avevi dietro di te solo ore giovani.

Non ricordi quei colori con i quali mi vestivo?

Non ricordi il caldo che faceva,

o i passi leggeri della primavera

che ci mangiava le gambe nude,

che ci sorrideva ammaliata dall’autunno

lontano?

Oh, tu non ricordi la paura,

e la leggerezza e la sicurezza e le parole.

Tante volte c’hanno bagnato il viso scrosciando

e urlando tormenti che ci parevano eterni.

Ma non le ho dimenticate

le ombre, e i punti che ho saldato dentro

a quelle stanze

quasi d’alabastro,

e le mani che si reggevano a quell’altalena, e

mi dondolavano, curiosa ingenua,

e tu che mi stringevi

come se non ci fosse

sagoma che mi potesse contenere,

come se dovessi con la matita

scolpirmi le guance giorno per giorno.

Quanto fu lungo quell’inverno.

E le pagine che strappai

per trovarne altre più vuote,

E le giornate di pioggia

Che ti si stringevano addosso

Cancellando l’inchiostro.

Mi dimenticavo di ieri,

Come se si potesse

Lasciare al vento quell’eterno ritorno

Nostro,

di tutti,

in quest’anno dimenticato,

in quell'inverno abbandonato.


E socchiudevo l’uscio per

Non respirare dentro casa

Da sola

Per non divertirmi

Quando dovevo pensare.

E le dita si impennavano sulla carta

Mentre leggevi.

E i camini fumavano al ritmo

Dei sospiri,

e sentivo

anche quello che accadeva

là dove non ero.

Ora non v’è più nulla che fugga

Dietro al quale il respiro

Si possa spezzare.

Nulla da rincorrere,

ora.


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