Quinte
Aggiornamento: 29 gen

Le assi scricchiolano,
la pesantezza del corpo si posa su polvere antica,
L'eco d'ogni parola
scivola sulle poltrone della prima fila,
vuote,
sbatte violento sulle quinte,
e poi uno spiffero,
un cigolio,
un sussurro,
lì,
ad un passo,
dietro ad una porta
socchiusa,
mentre il mattino
si fa giorno
e il giorno
lascia il passo
alla notte;
qui è sempre buio,
qualche crepuscolo,
quando il controluce
piange,
ed è nostalgia del sole;
emergono figure solitarie
dai contorni scavati,
la polvere abita i vuoti
attorno alle mani,
ai polsi,
occhi nell'aria
densa, assopita, assonnata, silenzio.
Interrotto,
quando serve,
e sono grida e pianti e risate improvvise e quella
leggerezza,
quell'essere senza catene,
senza muri
fuori dal mondo,
pareti sformate,
abbattute
su platee di volti nuovi,
fuori dal mondo limpido,
chiaro,
in questa polvere dimenticata,
in questo antico
incedere,
povero,
invecchiato male;
legno consumato
e muri grigi,
sotto volte
celesti
a luci accese.
Stelle cadute.