Primavera
Aggiornamento: 5 gen
Breve riflessione su queste ultime piogge romane

Ti vidi con l'arrivo della primavera,
in mezzo agli urrà della carta stampata.
il vento respirava,
un pianoforte riempiva i vuoti.
Roma.
Città di Primavera che m'hai reso quel che sono,
me e mille altri:
scapestrato e folle insieme, provincia di me stessa,
che c’hai dato voce e occhi;
tu che c'hai dato altri natali,
altre tombe; morti sacri da ricordare, poeti da venerare;
tu che c’hai dato lo sguardo dei coraggiosi,
e le gambe instancabili dei poveri,
l'ardore di chi è ricco solo di virtù e sa di non poter pagare le giornate,
la verità degli intellettuali poveri di spirito e lo spirito
delle regine dei quartieri bassi,
con in mano un violino e una promessa.
Roma, che ai tuoi acquisiti
hai dato la forza d'essere più d'un Italiano,
sempre meno d'un Romano,
che c’hai reso fino alle ossa cittadini
di una giungla di case invecchiate dietro ai poeti,
ai buffoni persi per i vicoli.
Roma santa, Roma di profumi logori come le scarpe dei tuoi ciabattai;
Roma con i tuoi usurai,
e i tuoi lamenti, e le tue urla da piazza e i tuoi tormenti.
Roma con i tuoi tavolini pieni di sole, e i tuoi caffè lasciati andare, e le parole che raccatti all'angolo dei marciapiedi di un centro immaginato.
Roma che c’hai fatto sputare le parole di bocca, che c'hai aperto lo stomaco;
Roma che c'hai dato il cuore dei disperati e il fegato dei miserabili,
Roma con la tua ipocrisia Intellettuale, Roma
Col tuo caos accidentale,
Roma che hai accolto, distolto l’attenzione
Roma che adotti, e Cresci;
ti vidi in una primavera come questa.
Questa non è una primavera come quella.
"Questa non è una primavera tranquilla.
La Renania è in fiamme, urrà.”
Un anno fa
il silenzio ti vestiva
Come un abito da sera,
ora
il vento respira.